Sabato scorso c’è stata la chiusura di Who Art You?4 e in quell’occasione, come vi avevo accennato, si è tenuto il “Meet the artist”: un occasione di riflessione sull’essere un giovane artista emergente al giorno d’oggi in Italia. Che dire… quel che viene fuori in queste occasioni è sempre la stessa cosa: “nel nostro paese non c’è mercato per i giovani artisti, se volete avere qualche speranza andate all’estero”. Come sempre un riscontro amaro per noi italiani che viviamo in un paese zuppo d’arte: incapaci di valorizzare quella che già abbiamo, e paralizzati sul campo dei giovani artisti.
Io da sognatrice quale sono rimango positiva e speranzosa nel poter perseguire il mio sogno in questo paese che amo e che non voglio abbandonare, fedele alle mie radici e alla mia terra, in cerca di un modo per rendere reale questo mio percorso.
Comunque, tralasciando gli aspetti demoralizzanti e tornando ai vari discorsi affrontanti al “Meet the artist”, alcuni dei giurati presenti hanno cercato di dare agli artisti qualche dritta su come affrontare il mondo dell’arte e come sviluppare al meglio il proprio lavoro: saperlo presentare adeguatamente, seguire la propria predisposizione senza cedere a compromessi e frequentare il più possibile ambienti o gallerie che potrebbero essere interessati alla nostra personale ricerca. Li ringrazio per la loro disponibilità e l’opportunità che mi hanno concesso nello scambiarci pareri e opinioni sul mio lavoro, cosicché ora io possa riflettere sui loro consigli per poterlo migliorare ancora.
Io non mi sento affatto un’esperta dell’arte e mai mi sentirò tale: ho molto da imparare e molto da conoscere ancora, molti saranno gli errori che commetterò e molti quelli che già ho commesso, ma colgo ogni occasione per migliorarmi e capire al meglio come affrontare questa strada.
Quello che so è che l’Arte è per me una fedele convinzione a cui non posso rinunciare e a cui non posso mentire perché ciò equivarrebbe a mentire a me stessa.
Io studio antropologia e scrivo di ciò che mi appassiona sul blog, lo presento nelle associazioni di cultura, ma purtroppo è sempre più difficile emergere in un mondo – quello, per generalizzare, artistico-culturale – che chiude le porte ai giovani e che meno che meno li paga (sia economicamente che a livello di soddisfazione). Sono d’accordissimo su ciò che hai scritto però: io sogno di studiare e formarmi all’estero e in particolare in Giappone, ma perché amo l’Italia e vorrò (se ci riuscirò, naturalmente) in un futuro restituire al mio Paese ciò che avrò appreso. Bell’articolo, di ispirazione per tutti!
Ti ringrazio! In Giappone ci andrei anche io, anche subito?haha! Ma qui è dove voglio vivere e dove ho le mie radici. Ammiro chi ha il coraggio di partire e fare esperienze all’estero ma per me non può essere la sola strada per emergere: l’Italia è un paese con tanto potenziale e non capisco perché pochi abbiano la forza di dire “io resto”.
Ma infatti a me piacerebbe restare, addirittura mi piacerebbe tornare al mio liceo come insegnante di antropologia e chessò, avviare dei corsi di lingua giapponese per i liceali, per farli appassionare e aprir loro delle strade. Il mio andare all’estero era inteso come un’esperienza diciamo quasi indispensabile sotto certi aspetti :) Per dirla con Remotti, un viaggio inteso come il “giro lungo” per tornare più arricchiti. Ma espatriare e basta appunto non è la soluzione. In Italia ci sono poche opportunità, ma tante volte sono anche le persone che la prendono come giustificazione per la propria pigrizia, ahimè.
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